Musica cinese e taoismo
Estratto dal libro di Antonio Gatti “Il Tao della musica”
Shiatsu Milano Editore ha appena pubblicato un nuovo libro intitolato “Il Tao della musica – La concezione della musica e del suono nell’antica Cina e altrove”, di Antonio Gatti. Questo originale volume interesserà gli appassionati di cultura cinese e taoista, gli estimatori del pensiero musicale in generale e gli amanti della musica occidentale del secondo Novecento, che qui possono trovare nuove modalità per il suo ascolto. Il testo indaga infatti su tre temi principali: il legame tra le forme musicali dell’antica Cina e la filosofia cinese, in special modo taoista, con una ricerca sulla teoria musicale cinese a partire dall’atto di fondazione della musica; la natura a volte paradossale della musica, che nelle diverse culture è stata associata alla magia, alla taumaturgia, alle leggi della matematica e dei numeri e anche all’espressione dei sentimenti; e la singolare coincidenza tra la musica dell’antica Cina e quella occidentale del Novecento. La lettura vorrebbe allentare i confini in cui comunemente l’evento musicale è costretto, e aprirsi a modi diversi di pensare la musica e di ascoltarla, lasciando che la sua fluida e indefinibile natura la porti ad intrecciarsi con ogni espressione della cultura umana.
Qui di seguito ve ne proponiamo un estratto:
Il prestigio del Cinque in Cina e la teoria dei Cinque movimenti
“La cultura cinese abbracciò da subito la scala pentatonica, ovvero una scala in cui cinque dovevano essere le note fondamentali. Per intendersi, la scala pentatonica cinese è simile a quella che produciamo suonando su un nostro strumento le note do, re, mi, sol, la, do. Per semplificare possiamo dire che, suonando i tasti neri del pianoforte, anche in modo casuale, ne traiamo una melodia che rispetta questi stessi intervalli, e ci risulta infatti vagamente cinesizzante. Detto per inciso, scale pentatoniche simili a quella cinese son presenti nella musica originaria di numerose culture e nella musica popolare: le ritroviamo ad esempio in numerose canzoni dell’infanzia, in Oriente come in Occidente, in civiltà avanzate e non. Nella cultura cinese, però, la pentatonia permase nella cultura popolare come nella colta per secoli, e questo per la rilevanza simbolica del numero Cinque, che richiamava per analogia ai Cinque movimenti e, attraverso questi, a svariati aspetti della natura, del mondo e dell’essere umano. Ricordiamo come ognuno dei Cinque movimenti sia l’espressione di una delle fasi vitali di qualunque fenomeno (il Legno corrispondendo alla nascita e crescita; il Fuoco alla piena espansione; il Metallo al declino; l’Acqua alla cessazione dell’attività; la Terra infine all’attitudine alla trasformazione del fenomeno stesso, e alla sua relazione con gli altri fenomeni). Ogni movimento è analogo quindi ad una fase temporale dei fenomeni, e come tale stabilisce, sulla base di molteplici analogie, relazioni tra il fenomeno stesso e ogni aspetto della realtà: le diverse stagioni, le fasi della giornata, le fasi che scandiscono le età dell’uomo, e così via. Ogni movimento è analogo altresì a specifici colori, a specifici climi, come a specifici pianeti; nell’uomo l’analogia si estende ai diversi organi, ai diversi tessuti, agli organi di senso, alle diverse emozioni; e nella società alle diverse classi di individui e alle differenti funzioni sociali. Questo solo a titolo esemplificativo. Tale sofisticata visione della realtà permetteva di comprendere i nessi tra qualità della natura, dell’uomo, della società, in cui ogni aspetto si correlava a tutti gli altri analoghi dello stesso movimento. Strutturando una scala pentatonica, la cultura cinese stipulò una relazione tra ognuno dei Cinque movimenti e una specifica nota musicale. Così, ad esempio, la nota associata al movimento Legno si trovava in relazione di analogia con la primavera e il colore verde; e nell’uomo con i muscoli, la vista e, emozionalmente, con gli stati di collera. L’elenco delle analogie arrivava a comprendere ogni aspetto della realtà, creando una visione in cui la rete di relazioni tutto comprendeva, inesorabilmente. Una visione del genere ci rappresenta l’universo come un luogo in cui tutto si intreccia. Qualunque azione noi operiamo determina una catena di mutamenti, per analogia comprensibili e prevedibili, dovunque nel mondo. Per questo anche le note prodotte determinano una catena di influssi sulla base dei movimenti cui si riferiscono. Annotiamo, ad esempio, che la consapevolezza di queste influenze consentì di associare ai rituali musiche atte a renderli efficaci. Ricapitolando, finora abbiamo delineato un sistema musicale basato su una gamma di dodici note e una scala, interna a questa gamma, di cinque note fondamentali, relazionate ai Cinque movimenti. Sei note sono yin e associate perciò ai mesi pari; sei sono yang e associate ai mesi dispari. Tutte le note sono derivate l’una dall’altra, applicando il rapporto 2/3, che ribadisce il prestigio dei numeri Due e Tre, associati a yin e yang. Al Due, al Tre, al Cinque e al Dodici, numeri fondamentali nella numerologia cinese, è stato quindi assegnato un valore fondante in tutta la struttura della musica cinese”.
Antonio Gatti